Chissà quante volte avete sentito questa frase. All'apparenza può sembrare una contraddizione in termini, un paradosso che non rientra nella realtà delle cose, uno standard non rispettato secondo i canoni della vita.
La mia riflessione su questo argomento va sicuramente controtendenza: reputo una buona compagnia un valore aggiunto nel nostro cammino terreno, ma quanti di noi possono affermare con certezza di avere dei buoni amici? Vado oltre: mi capita spesso di visitare dei centri commerciali affollati di gente, ed è forse in quel momento che il sentimento della solitudine bussa nel mio animo, un richiamo interiore che merita di essere ascoltato, sopratutto quando sai che l'unico vero compagno di viaggio è il tuo cuore.
Ho cercato di suddividere la parola compagnia in 3 stadi: la prima è quella apparente, amici e finti amici tutti da scoprire, come quando apri un uovo di Pasqua, non sai mai cosa ci sia dentro.
La seconda è una compagnia dove non vi è valore affettivo, ho citato il centro commerciale come esempio, tu entri, cammini, osservi, ma è come se non esistessi.
La terza è una compagnia forzata, cioè quei luoghi dove convivi con delle persone dove hai in comune il lavoro, gli hobby, gli svaghi, lo sport. Questo è lo stadio peggiore della compagnia, affiorano sentimenti di invidia, gelosia e quant'altro. E' un sopportarsi uno con l'altro al fine di raggiungere un quieto vivere, ma dentro di te sai che qualcosa non va. Sei solo e devi pure difenderti.
E' qui nasce il piacere della Solitudine, sai di essere solo, ma nello stesso tempo ti senti padrone del mondo. Non è una solitudine forzata, anzi, sei aperto al mondo, ma sei tu l'arbitro della vita.
Da qui una frase magica: io non so quale sia la ricetta per vincere o perdere, so solo scegliere con la mia testa.
Nessun commento:
Posta un commento